torna a matematici 1500-1700
Gottfried Wilhelm von Leibniz (pronuncia tedesca [ˈlaɪ̯pnɪʦ]; latinizzato in Leibnitius, e talvolta italianizzato in Leibnizio; tedesco e francese desueto Leibnitz; Lipsia, 1º luglio 1646[1] – Hannover, 14 novembre 1716) è stato un filosofo, matematico, scienziato, logico, teologo, linguista, glottoteta, diplomatico, giurista, storico, magistrato tedesco.
Tra i massimi esponenti del pensiero occidentale, nonché una delle poche figure di “genio universale“, la sua applicazione intellettuale a pressoché tutte le discipline del sapere ne rende l’opera vastissima e studiata ancor oggi trasversalmente[2]: a lui ed a Isaac Newton vengono generalmente attribuiti l’introduzione e i primi sviluppi del calcolo infinitesimale, in particolare il concetto di integrale, per il quale si usano ancora oggi molte sue notazioni, i termini “dinamica”[3] e “funzione“,[4] che egli usò per individuare le proprietà di una curva, tra cui l’andamento, la pendenza, la corda, la perpendicolare in un punto.
Considerato il precursore dell’informatica, della neuroinformatica e del calcolo automatico, fu inventore di una calcolatrice meccanica detta Macchina di Leibniz; inoltre alcuni ambiti della sua filosofia aprirono numerosi spiragli sulla dimensione dell’inconscio che solo nel XX secolo, con Sigmund Freud, si tenterà di esplorare.
Biografia
Gli inizi
Leibniz nacque, secondo il calendario giuliano, ancora vigente nei territori protestanti del Sacro Romano Impero, il 21 giugno[5] 1646 a Lipsia e due giorni dopo fu battezzato nella chiesa di San Nicola (Lipsia).[6] Il padre Friedrich Leibnütz (1597–1652), nativo di Altenberg, era un giurista e professore di etica presso l’Università di Lipsia, la madre Caterina era figlia del professore e giurista di Lipsia Wilhelm Schmuck; la famiglia paterna era di origine soraba ed il cui cognome originario era Lubeniecz poi germanizzato in Leibnütz ed infine germanizzato in Leibniz.[7][8]
Tra gli otto e i dodici anni di età Leibniz, con l’aiuto della biblioteca paterna, apprese da autodidatta le lingue latina e greca. Dal 1655 al 1661 frequentò la Scuola di San Nicola a Lipsia. Nel 1661 s’iscrisse all’Università di Lipsia e intraprese gli studi filosofici seguendo i corsi del teologo Johann Adam Schertzer[9] e del filosofo teoretico Jakob Thomasius. Il 20 giugno 1663 si immatricolò all’Università di Jena, dove studiò matematica, fisica ed astronomia sotto la guida di Erhard Weigel.
A 20 anni volle conseguire la laurea in diritto, ma il Decano della facoltà si oppose sostenendo che era troppo giovane;[10] per aggirare l’ostacolo il 4 ottobre 1666 si immatricolò a Norimberga presso l’Università di Altdorf, dove il 15 novembre presentò la sua tesi Disputatio de casi perplexibus in jure, sotto la docenza del giurista Johann Wolfgang Textor, ottenendo il 22 febbraio 1667 il titolo di Juris Utriusque Doctor.[11]
Nel 1667 divenne segretario di una società segreta di alchimisti, però giunse presto a ridicolizzare i loro esperimenti.[12]
La carriera
Successivamente fino al 1672 fu al servizio dell’arcivescovo di Magonza Johann Philipp von Schönborn. Durante il periodo trascorso a Magonza visse a Boyneburger Hof, la residenza del maresciallo dell’Elettorato di Magonza Johann Christian von Boyneburg, che riuscì a procurargli un posto di collaboratore del consigliere di corte Hermann Andreas Lasser. Insieme a Lasser lavorò ad una riforma del diritto romano (Corpus juris reconcinnatum), un compito affidatogli dal principe elettore. La sua opera del 1667 Nova methodus discendae docendaeque jurisprudentiae (Il nuovo metodo di apprendere e insegnare la giurisprudenza) ottenne nei circoli specializzati un buon apprezzamento.
Nel 1670 Leibniz, nonostante la sua fede luterana, salì al grado di consigliere presso il tribunale supremo di appello.[13] Nel 1672, su incarico di Boyneburg, Leibniz si recò a Parigi come diplomatico e vi rimase fino al 1676. In questo periodo fa la conoscenza di Christian Huygens, sotto la cui guida approfondisce gli studi di matematica e di fisica. Durante il suo soggiorno a Parigi, sottopose a Luigi XIV un piano per una campagna di occupazione dell’Egitto,[14] per distoglierlo dalle guerre di occupazione in Europa, ma il re respinse il progetto. Nel 1672/73 completò il suo progetto della prima calcolatrice meccanica in grado di eseguire moltiplicazioni e divisioni, che presentò alla Royal Society di Londra.
Già dal 1668, il duca Giovanni Federico di Brunswick-Lüneburg aveva proposto a Leibniz l’incarico di bibliotecario presso la sua città di residenza, Hannover; dopo numerosi rifiuti Leibniz accettò infine l’invito del duca[15] e nell’arco di due anni fu anche consigliere di corte di Giovanni Federico.[16] Sotto Ernesto Augusto di Brunswick-Lüneburg, nel 1691, Leibniz divenne bibliotecario della Biblioteca del duca Augusto a Wolfenbüttel, e fu in vivace scambio di opinioni con la principessa elettrice Sofia del Palatinato e con sua figlia, la regina di Prussia Sofia Carlotta di Hannover.[17]
Nel 1682–1686 Leibniz si occupò dei problemi tecnici delle miniere dell’Oberharz; egli si recava frequentemente a Clausthal e diede numerosi consigli per il miglioramento delle miniere.[18]
Dal 1685 Leibniz viaggiò attraverso l’Europa per conto del casato dei Welfen allo scopo di scrivere una storia di quella famiglia; nel 1688 ebbe l’occasione di ottenere udienza a Vienna dall’imperatore Leopoldo I d’Asburgo e gli espose i suoi piani per una riforma monetaria, del commercio e dell’industria, per il finanziamento delle guerre turche, la costruzione degli archivi imperiali e molte altre cose, ma tutto ciò gli procurò solo grande attenzione da parte dell’Imperatore.
Nel 1698 andò ad abitare ad Hannover, nella casa che oggi da lui prende il nome; qui egli poco dopo accolse il suo allievo e segretario Rafael Levi.[19]
Nel 1700, dopo trattative con il principe elettore del Brandeburgo Federico III, il futuro re Federico I di Prussia, furono realizzati i progetti per un’Accademia reale prussiana delle Scienze, sul modello di quelle francese e inglese. L’accademia venne fondata con il sostegno della moglie di Federico, Sofia Carlotta, alla cui corte nel castello di Charlottenburg Leibniz fu frequentemente ospite, ed egli ne fu il primo presidente.
Nel 1704 vi furono a Dresda trattative per la fondazione di un’Accademia sassone. Egli fondò in totale tre accademie, che sono ancor oggi attive: la Società brandeburghese delle Scienze[20] (oggi ancora attiva come Società berlinese delle Scienze e anche come Accademia delle scienze di Berlino) come le accademie di Vienna e di San Pietroburgo.
Gottfried Wilhelm Leibniz fu, presumibilmente verso la fine del 1711, elevato al rango di nobile dall’imperatore Carlo VI con il titolo di barone,[21] ma tuttavia ne manca la relativa documentazione.
Poco prima della sua morte i rapporti con la casa di Hannover, ora guidata da Giorgio I Ludovico, si raffreddarono.
Morte e sepoltura
Leibniz morì sempre più solo ad Hannover il 14 novembre 1716, all’età di 70 anni e la sua salma venne inumata nella chiesa luterana di San Giovanni. La cornice in cui si svolse la cerimonia della sepoltura è controversa. Molti sostengono che la salma fosse accompagnata solo dal suo segretario[22] e che nessun prete abbia accompagnato la sepoltura.[23]
Al contrario Johann Georg von Eckhart (suo segretario e collaboratore dalla fine del 1698) e Johann Hermann Vogler (suo ultimo assistente e copista) sostengono che la sepoltura abbia avuto luogo il 14 dicembre 1716 con la partecipazione del predicatore di corte David Rupert Erythropel.[24] Eckhart, che pochi giorni dopo la morte di Leibniz fu nominato Consigliere di corte e suo successore come bibliotecario e storiografo del casato degli Hannover,[25] racconta che tutti i colleghi, gli impiegati di corte, erano stati invitati alla sepoltura, ma che solo lui stesso vi partecipò come unico rappresentante del suo stato sociale.[26]
Sulla bara il consigliere Eckhart fece apporre un ornamento che mostrava un 1 all’interno di uno 0, con l’iscrizione OMNIA AD UNUM, quale indicazione del sistema numerico binario sviluppato da Leibniz.[27]
Pensiero
«Nulla va considerato come un male assoluto: altrimenti Dio non sarebbe sommamente sapiente per afferrarlo con la mente, oppure non sarebbe sommamente potente per eliminarlo.» |
(Gottfried Leibniz, Lettera a Magnus Wedderkopf – maggio 1671) |
Nel 1673 Leibniz presentò alla Royal Society di Londra il progetto della prima calcolatrice meccanica in grado di eseguire moltiplicazioni e divisioni. L’innovazione principale rispetto alla pascalina e alla calcolatrice di Schickard (peraltro ignota all’epoca), che erano essenzialmente delle “addizionatrici”, fu l’introduzione del traspositore, che permetteva di “memorizzare” un numero per sommarlo ripetutamente[28]. L’invenzione gli fruttò l’ammissione alla Royal Society, ma non ebbe immediata applicazione per le difficoltà costruttive, all’epoca insormontabili. Solo nel 1820 Xavier Thomas de Colmar riuscì a produrre la prima calcolatrice commerciale, l’aritmometro, basato su un progetto quasi identico. Il cilindro traspositore di Leibniz, sia pur modificato, fu poi l’elemento principale di molte calcolatrici successive, fino alla Curta.
Un’altra grande intuizione di Leibniz fu alla base del primo tentativo di costruire una calcolatrice che utilizzava il sistema numerico binario, peraltro già introdotto da Juan Caramuel. La macchina funzionava con delle biglie. La presenza o meno di una biglia in una posizione determinava il valore 1 o 0. Anche questa idea non ebbe un seguito immediato e si dovette attendere George Boole e lo sviluppo dei calcolatori elettronici perché venisse ripresa e sviluppata. Intorno al 1670 scoprì il calcolo infinitesimale: in base ai suoi appunti, un importante momento di svolta nel suo lavoro fu il 17 aprile 1675, quando riuscì a utilizzare per la prima volta l’integrale per trovare l’area dell’insieme di punti definito:
- dalla funzione y = x,
- dall’asse x (ascisse),
- dalle rette perpendicolari all’asse x passanti per due suoi punti.
Circa la paternità della scoperta ebbe con Newton una celebre disputa. Egli introdusse diverse notazioni usate tuttora nel calcolo, ad esempio il segno di integrale (∫), che rappresenta una s lunga (dal latino summa) e la d usata per i differenziali (dal latino differentia). Leibniz pensava che i simboli fossero molto importanti per la comprensione delle cose. Egli cercò di sviluppare un ambizioso “alfabeto del pensiero umano” (da lui chiamato characteristica universalis), nel quale cercò di rappresentare i concetti fondamentali usando simboli e combinandoli per rappresentare pensieri più complessi, senza però mai giungere a una conclusione.
Il suo contributo filosofico alla metafisica è basato sulla Monadologia, che introduce le Monadi come “forme sostanziali dell’essere”. Le Monadi sono delle specie di atomi spirituali, eterne, non scomponibili, individuali, seguono delle leggi proprie, non interagiscono, ognuna di esse riflette l’intero universo in un’armonia prestabilita. Dio e l’uomo sono anche monadi: le monadi differiscono tra loro, secondo una scala gerarchica, per la quantità di coscienza che ognuna ha di sé e di Dio; in quest’ultimo si ha l’autocoscienza massima, chiamata «appercezione».
Nel modo abbozzato in precedenza, il concetto di monade risolve il problema dell’interazione tra mente e materia che sorge nel sistema di Cartesio, così come l’individuazione all’apparenza problematica nel sistema di Baruch Spinoza, che rappresenta le creature individuali come modificazioni accidentali di un’unica sostanza. La Theodicée (Teodicea) tenta di giustificare le imperfezioni apparenti del mondo sostenendo che esso è il migliore tra i mondi possibili. Il mondo deve essere il migliore e il più equilibrato dei mondi, perché è stato creato da un Dio perfetto. In questo modo il problema del male è risolto a priori; non a posteriori, con un premio ultraterreno per i giusti, che Kant userà per argomentare l’immortalità dell’anima. Le idee non sono incompatibili; l’affermazione “è il migliore dei mondi possibili” è un giudizio sintetico a priori.
Invece la “soluzione a posteriori” è una verità di fatto, Kant direbbe propria della ragion pratica; la soluzione “a priori” è una verità di ragione, propria della ragion pura (direbbe Kant), cui è tenuto il filosofo. La critica di Voltaire rimane filosofica perché mossa non su un piano metafisico, ma sul lato pratico delle esperienze umane, l’unico in cui è debole (come notava lo stesso Leibniz).
Leibniz in nome della metafisica sosteneva la prima verità. Leibniz ha scoperto la matematica dei limiti e il principio degli indiscernibili, utilizzato nelle scienze, secondo il quale due cose che appaiono uguali – e fra le quali quindi la ragione non trova differenze – sono in realtà la stessa cosa, poiché due cose identiche non possono esistere. Da questo principio deduce il principio di ragion sufficiente per il quale ogni cosa che è, ha una causa. Questo principio implica il primo, nel senso che per parlare di differenza deve esserci un motivo (vedere delle differenze, appunto), rendendo inutile operare “distinguo” a tutti i costi.
Il principio di ragion sufficiente lo obbligava a trovare una giustificazione alla presenza del male nel mondo, senza negarne l’esistenza a differenza della posizione di Sant’Agostino e di altri filosofi. La frase “Viviamo nel migliore dei mondi possibili”, molto spesso decontestualizzata, fu guardata con scherno e malignità da alcuni suoi contemporanei, soprattutto Voltaire, che parodiò Leibniz nella sua novella Candide, dove il filosofo tedesco appare sotto le spoglie di un certo “Dottor Pangloss”. Secondo alcuni critici, tuttavia, Pangloss non rappresenterebbe una maligna e superficiale caricatura di Leibniz, ma di Maupertuis, celebre scienziato e presidente dell’Accademia delle Scienze di Berlino, nei riguardi del quale Voltaire nutriva una pubblica inimicizia, e che aveva già attaccato in Micromégas e nell’Histoire du Docteur Akakia. Altri critici invece sostengono che il Candido sia una risposta alla lettera scritta da Rousseau in risposta al Poema sul disastro di Lisbona di Voltaire.
La critica di Voltaire all’ottimismo metafisico leibniziano è di carattere emotivo ed empirico e per poter avere valore bisognerebbe pensare che Leibniz credesse che non ci siano mai stati disastri naturali, il che è assurdo. Da quest’opera deriva il termine panglossismo che si riferisce al tentativo di Leibniz, mai concluso, di creare un linguaggio universale, basato su degli elementi minimi comuni a tutte le lingue e si riferisce a persone che sostengono di vivere nel migliore mondo possibile.
La concezione di Leibniz era contrapposta alla tesi di Newton di un universo costituito da un moto casuale di particelle che interagiscono secondo la sola legge di gravità. Tale legge, secondo Leibniz, era insufficiente a spiegare l’ordine, la presenza di strutture organizzate e della vita nell’universo e più razionale del continuo intervento dell'”Orologiaio” creatore dell’universo ipotizzato da Newton. Leibniz è ritenuto la prima persona ad aver suggerito che il concetto di retroazione fosse utile per spiegare molti fenomeni in diversi campi di studio.
Leibniz fu il primo a far conoscere in Europa l’antico testo cinese, I Ching con la sua pubblicazione del 1697 Novissima sinica (Ultime notizie dalla Cina). Leibniz vide in quel simbolismo (linea spezzata=0; linea unita=1) un perfetto esempio di numerazione binaria come illustrò nel suo saggio del 1705, Spiegazione dell’aritmetica binaria. Il sistema numerico posizionale in base 2 o notazione binaria, verrà poi, come è noto, “riscoperto” nel XIX secolo da George Boole[29][30].
La disputa delle priorità
La disputa sulle priorità nell’invenzione del calcolo infinitesimale non fu promossa direttamente da Newton e Leibniz, ma da personaggi di secondo piano. Ad esempio nel 1699 Leibniz osserva che nell’Opera di John Wallis sono state riprodotte lettere sue e di Newton; e spiega che Wallis gli aveva chiesto il permesso di pubblicazione e che lo aveva lasciato libero di intervenire sui testi, ma che, per mancanza di tempo, egli gli aveva detto di fare come meglio credesse. Fatio de Duillier attaccò Leibniz apertamente in un suo lavoro, chiamandolo secondo scopritore del calcolo e suggerendo senza mezzi termini che avesse copiato da Newton[31]. A rendere la situazione ancor più sgradevole, ci fu il fatto che il testo di de Duiller venne edito con l’imprimatur della Royal Society. Di fronte alle rimostranze di Leibniz, tuttavia, sia Wallis sia il segretario della Royal Society gli porsero le proprie scuse.
Opere
La collezione dei manoscritti di Leibniz, custodita presso la Gottfried Wilhelm Leibniz Bibliothek di Hannover, comprende circa 50 000 testi, pari a 100 000 pagine, che includono circa 20 000 lettere indirizzate a circa 1300 corrispondenti. Di questi manoscritti approssimativamente il 40% è in latino, il 35% in francese e il 25% in tedesco.[32]
I manoscritti di Leibniz sono stati catalogati nel 1895 da Eduard Bodemann che li ha classificati in 41 rubriche nel volume Die Leibniz-Handschriften der Königlichen Öffentlichen Bibliothek zu Hannover; si riportano le più Importanti:
I. Teologia II. Giurisprudenza III. Medicina IV. Filosofia V. Filologia VI. Geografia VII. Cronologia VIII. Genealogia e Araldica IX. Archeologia X. Numismatica XI. Storia generale XXXIII. Diritto internazionale XXXIV. Politica ed economia XXXV. Matematica XXXVI. Militaria XXXVII. Fisica. Meccanica. Chimica e storia naturale XXXVIII. Tecnica XXXIX. Storia della letteratura XL. Società [scientifiche], Archivi e Biblioteche XLI. Sulla vita di Leibniz [scritti autobiografici].
Molti testi sono ancora inediti; alcuni degli scritti principali sono:
- Disputatio Metaphysica de Principio Individui (1663)
- Dissertatio de Arte Combinatoria (1666)
- Disputatio de casibus perplexis injure (1667)
- Nova methodus discendae docendaeque jurisprudentiae (1667)
- Ratio corporis iuris reconcinnandi (1668)
- Confessio naturæ contra atheistas (1668)
- Demonstrationes Catholicae (1668-71)
- Defensio Trinitatis per nova Reperta Logica (1669)
- Elementa Juris Naturalis (1669-71)
- Hypothesis Physica Nova (1671)
- Confessio philosophi (1672/73)
- De summa rerum (1675-1676)
- Dialogus de Connexione Inter Res Et Verba (1677)
- De Corporum Concursu (1678)
- Specimen calculi universalis (1679)
- Nova Methodus pro maximis et minimis (1684)
- Meditatione de cognitione, veritate et ideis (1684)
- Generales inquisitiones de analysis notionum et veritatum (1686)
- Brevis demonstratio erroris memorabilis Cartesii (1686)
- Discours de métaphysique (1686)
- Correspondance avec Arnauld (1686-1690)
- Principia Logico-Metaphysica [Primae veritates] (1689)[33]
- Dynamica de potentia et legibus naturae corporeae (1689)
- Mathesis Universalis (1694-95)
- Système nouveau de la nature et de la communication des substances, aussi bien que de l’unione qui il y a entre l’âme et le corps (1695)
- De rerum originatione radicali (1697)
- Novissima Sinica (Ultime notizie dalla Cina) (1697)
- Explication de l’Arithmétique Binaire (Spiegazione dell’aritmetica binaria, 1705)
- Nouveaux Essais sur l’entendement humain (Nuovi saggi sull’intelletto umano, 1705)
- Essais de Théodicée sur la bonté de Dieu, la liberté de l’homme et l’origin du mal (1710)
- Epistolica de Historia Etymologica Dissertatio (1712)
- Principes de la nature et de la grâce fondés en raison (1714)
- Monadologie (1714)
- Discours sur la théologie naturelle des Chinois (1716)
Edizioni parziali
Sono indicate le principali raccolte, ancora necessarie fino al completamento dell’edizione critica:
- R. E. Raspe (ed.), Œuvres philosophiques latines & françoises du feu MR. de Leibnitz, Schreuder, Amsterdam-Leipzig, 1765, 1 vol. in-4°.[34]
- L. Dutens (ed.), Gothofredi Guillelmi Leibnitii, Opera omnia, nunc primum collecta, in Classes distributa, præfationibus & indicibus exornata, studio Ludovici Dutens, Fratres De Tournes, Genevæ, 1768, 6 volumi in-4º.[35] (ristampa: Hildesheim, Georg Olms, 1989).
- I – Theologica.
- II – Pars I: Logica & Metaphysica. Pars II: Physica generalis, Chymia, Medicina, Botanica, Historia Naturalis, Artes.
- III – Mathematica.
- IV – Pars I: Philosophia in genere, Opuscula Sinenses attingentia. Pars II: Historia & Antiquitates. Pars III: Jurisprudentia.
- V – Philologica.
- VI – Philologicorum continuatio & Collectanea Etymologica.
- G. E. Guhrauer (ed.), Leibniz’s Deutsche Schriften, Berlino: 1838-1840, due volumi.
- J. E. Erdmann (ed.), God. Guil. Leibnitii Opera Philosophica quae extant Latina, Gallica, Germanica omnia, Berlino 1839-1840, due volumi (ristampa: Aale, Scientia Verlag, 1974).
- G. H. Pertz (ed.), Leibnizens gesammelte Werke, quattro volumi, Hannover, 1843-47.
- I – Matematica
- II – Filosofia
- III – Storia
- IV – Corrispondenza con Christian Wolff
- L.-A. Foucher de Careil (ed.), Lettres et opuscules inédits de Leibniz, Parigi, 1854 (ristampa: Hildesheim, Georg Olms, 1975).
- L.-A. Foucher de Careil (ed.), Nouvelles lettres et opuscules inédits de Leibniz, Parigi, 1857 (ristampa: Hildesheim, Georg Olms, 1971).
- L.-A. Foucher de Careil (ed.), Œuvres de Leibniz publiées pour la première fois d’après les manuscrits originaux, avec notes et introductions, Parigi, 1861-1875, sette volumi (ristampa: Hildesheim, Georg Olms, 1969).
- L.-A. Foucher de Careil (ed.), Réfutation inédite de Spinoza par Leibniz, Parigi, Institut de France, 1854.
- O. Klopp (ed.), Die Werke von Leibniz. Reihe 1: Historisch-politische und staatswissenschaftliche Schriften, Hannover, 1864-84, undici volumi, (ristampa: Hildesheim, Georg Olms, 1970-73).
- C. I. Gerhardt (ed.), Die philosophischen Schriften von Gottfried Wilhelm Leibniz, Weidmannsche Buchhandlung, Berlin, 1875-1890, sette volumi in-8º[36] (ristampa: Hildesheim, Georg Olms, 1962).
- I – Correspondenza con: Thomasius, Johann Friedrich von Brunswig-Luneburg, Arnauld, Hobbes, Otto von Guericke, Spinoza, Conring, Eckhart, Molanus, Malebranche, Foucher, 1875.
- II – Correspondenza con: Ernst von Hessen-Rheinfels, Arnauld, de Volder, de Bosses, Nicaise, 1879.
- III – Correspondenza con: Huet, Bayle, Basnage de Beauval, Thomas Burnet, Lady Masham, Coste, Jacquelot, Hartsoeker, Bourguet, Rémond, Hugony, 1887.
- IV – Scritti filosofici (1663-1671), scritti contro Descartes e i Cartesiani (1677-1702), Scritti filosofici (1684-1703), 1880.
- V – Nuovi saggi sull’intelletto umano e altri scritti su Locke, 1882.
- VI – Saggi di Teodicea, Scritti filosofici (1702-1716), 1885.
- VII – Scientia Generalis, Characteristica, Scritti filosofici, Corrispondenza con Clarke, Appendice ai primi tre volumi, 1890.
- C. I. Gerhardt (ed.), Leibnizens mathematische Schriften, Berlin-Halle, 1849-1863, sette volumi in-8º (ristampa: Hildesheim, Georg Olms, 1961).
- C. I. Gerhardt (ed.), Briefwechsel zwischen Leibniz und Christian Wolff, Halle, 1860, (ristampa: Hildesheim: Georg Olms, 1963).
- C. I. Gerhardt (ed.), Der Briefwechsel von Gottfried Wilhelm Leibniz mit Mathematikern, Berlino, 1899; (ristampa: Hildesheim: Georg Olms, 1962).
- Georg Mollat (ed.), Mittheilungen aus Leibnizens ungedruckten Schriften, Leipzig, H. Haessel, 1893 (contiene alcuni scritti giuridici non disponibili altrove)
- Louis Couturat (ed.), Opuscules et fragments inédits, extraits des manuscrits de la bibliothèque de Hanovre, 1903 (ristampa: Hildesheim. Georg Olms, 1988).
- E. Gerland (ed.), Leibnizens Nachgelassene Schriften: Physikalischen, Mechanischen und Technischen Inhalts, Leipzig, 1906 (ristampa: New York: Johnson Reprint Corp., 1973)
- Gaston Grua (ed.), Textes inédits d’aprés les manuscrits de la Bibliothèque provinciale d’Hanovre, Paris, Presses universitaire de France, 1948, (ristampa 1998) due volumi, (197 testi di etica, teologia e giurisprudenza).
Tutte queste edizioni (tranne quella di Gaston Grua) sono disponibili in versione PDF su Gallica. Bibliothèque Nationale de France o su Internet Archive.
Gli scritti di Leibniz sulla sillogistica sono disponibili in questa edizione:
- Wolfgang Lenzen (a cura di), Schriften zur Syllogistik. Lateinisch-Deutsch, Amburgo, Meiner Verlag 2019.
Edizione critica
- L’edizione critica delle opere di Leibniz pubblicata dall’Accademia di Berlino (Akademie-Ausgabe): Sämtliche Schriften und Briefe, Leipzig-Berlin, Akademie Verlag, 1923 ss., è divisa in otto sezioni (per ogni sezione sono indicati i volumi pubblicati):
- I. Corrispondenza politica, storica e generale: 27 volumi (1668-settembre 1707) dal 1986 al 2019.
- II. Corrispondenza filosofica: vol. II.1A: 1663-1685: Introduzione (Darmstadt 1926; seconda edizione Berlino 1987); vol. II.1B: I. Leipzig e Magonza, 1663 – marzo 1672; II. Parigi, marzo 1672 – novembre 1676; III. Hannover, dicembre 1676-1685 (Darmstadt 1926; seconda edizione Berlino 1987); vol. II.2A: 1686-1694: Introduzione; vol. II.2B: I. Hannover 1686 – ottobre 1687; II. Germania, Vienna e Italia novembre 1687 – giugno 1690; Hannover luglio 1690 – 1694 (Berlino 1989); IIIA. 1695-1700: Introduzione (Berlino 2013); IIIB. Lettere 1695-1700 (2014).
- III. Corrispondenza matematica, scientifica e tecnica: 10 volumi (1672 -1707) dal 1988 al 2019.
- IV. Scritti politici: 9 volumi (1667-1702) dal 1931 al 2019.
- V. Scritti storici e linguistici: nessun volume pubblicato.
- VI. Scritti filosofici: VI.1: 1663-1672 (Darmstadt 1930; seconda edizione Berlino 1990); VI.2: 1663-1672 (Berlino 1966; seconda edizione 1990); VI.3: 1672-1676 (Berlino 1981); VI.4: 1677-giugno 1690 (Berlino 1999, in quattro tomi: A, B, C, D); VI.5 (luglio 1690-1703: Vorausedition = edizione preliminare) VI.6: Nouveaux Essais (Berlino 1962, ristampa 1990).
- VII. Scritti matematici: 7 volumi (1672-1676) dal 1990 al 2019.
- VIII. Scritti scientifici, medici e tecnici: VIII.1 (1668-1676 Naturwissenschaft und Technik); VIII.2 (1668-1676 Naturwissenschaft, Medizin und Technik); VIII.3 (Naturwissenschaftliche Schriften: Mechanik 1: in preparazione).
Il completamento dell’edizione è previsto per il 2050[37].