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LA PITAREIDE

torna a Matematici dal 1850 al 1900

LA PITAREIDE

Ho trovato notizie di questa associazione “La Pitareide” in un interessante opera1, tra le tante,  del mio scomparso amico Franco Palladino (1945- 2010), che fu uno storico di rango, e che tanto ha dato nel settore di Storia della Matematica.  LA PITAREIDE, (nome chiaramente ispirato a Pitagora) fu una  “Associazione” operò a Torino sulla fine del 1800, forse non era nemmeno una associazione formalizzata, forse  più da pensarla come un Circolo di Ricerca. Per contrasti tra Giuseppe Peano e Corrado Segre a proposito degli spazi a più dimensione, sui quali Peano era polemicamente critico, subì una scissione attorno al 1891.

TORINO

Angelo Genocchi – 72 (1817-1889)

Enrico D’Ovidio – 90 (1843-1933) matematico molisano, studiò  privatamente con il conterraneo Achille Sannia (1822-1892)  e Giuseppe Battaglini (1826-1894) e ottenne la laurea nel 1869. Dal 1872 insegnò algebra e geometria analitica all’Università di Torino, di cui fu rettore dal 1880 al 1885. Fu senatore dal 1905. Contribuì alla fondazione di quella che sarà la scuola italiana di geometria algebrica. I suoi maggiori allievi furono Giuseppe Peano e Corrado Segre. Con lavori del 1873-75 sugli iperspazi, D’Ovidio entra nell’Olimpo del settore, sul quale lavoreranno i suoi allievi a partire da Corrado Segre e Guido Castenuovo.

Giuseppe Peano – 74 (1858-1932). Assistente di Angelo Genocchi all’Università di Torino, e titolare dal 1881 all’Accademia Militare di Torino, divenne professore straordinario di calcolo infinitesimale a Torino dal 1890, ordinario dal 1895. I Dal 24 dicembre 1885 aderì alla massoneria, iniziato nella loggia Dante Alighieri di Torino.   Peano nel 1891 fonda la Rivista di Matematica, che dopo un anno o due  dichiara di essere disponibile a cedere la direzione a Cesaro. Era affascinato dall’ideale leibni-ziano della lingua universale e sviluppò il “latino sine flexione”.

Corrado Segre – 61 (1863- 1924),  studente di Enrico D’Ovidio e Francesco Faà di Bruno, su laurea  nel 1883. Nel 1888, ottiene  la cattedra di geometria superiore a Torino. 

Guido Caselnuovo (1865-1952)  nel 1991 vince la cattedra a Roma.

Francesco Gerbaldi , già assistente di Enrico D’Ovidio me. 1879-80 , nel 1894 straordinario a Palermo

Bettazzi per l’analisi  ed Elia Ovazza  per la Meccanica all’Accademia militare di Torino.

Così parte l’anno all’Avccademia con :Porta, Basso, Pieri, Filiberto Castellano, Bettazzi, Cesare Burali -Forti, Burali, Ovazza,

Mineo Chini (1866-1933), libero docente di Analisi, già professore aggiunto presso l’Accademia militare di Torino e poi titolare all’Istituto Tecnico di Caserta, viene presentato da Peano a Cesaro. ..Chini.

NAPOLI

Vincenzo Flauti (1782-1863)

Nicola Trudi (1811- 1884) matematico molisano fu allievo di Vincenzo Flauti – che, a sua volta lo era stato di Fergola, Nel 1850 divenne professore al Collegio di Marina di Napoli e un anno più tardi ottenne la cattedra di calcolo infinitesimale presso l’Università di Napoli. Jakob Steiner (1796-1863) e con Carl Jacobi (1804-1851), che nell’aprile 1844 furono in viaggio a Napoli, Nicola Trudi fu tra i primi a elevare il livello degli studi matematici nella capitale del Regno. Egli si era infatti discostato dal cav. 

Achille Sannia – 70 (1822-1892), molisano studiò assieme ad Enrico D’Ovidio (1843-1933) altro molisano. Sannia insegnò dapprima in una scuola privata prima di passare alla Università nel 1865 come docente di geometria.  Lasciò due trattati importanti, uno riguardante la geometria proiettiva con D’Ovidio (14 edizioni). Fu Senatore nella XVII leg. e deputato nella XIII e XVI. 

Giuseppe Battaglini (1826-1894). Alla fine del 1860, dopo la fine del Regno delle due Sicilie, fu nominato da Giuseppe Garibaldi professore di geometria superiore all’Università di Napoli. Nel 1863 fondò nel capoluogo campano il Giornale di matematiche, che dopo la sua morte cambiò nome in “Giornale di matematiche di Battaglini”. La rivista ebbe un ruolo molto importante per la diffusione delle geometrie non euclidee in Italia. Tra i suoi allievi più importanti vi sono specialisti di geometria algebrica come Enrico D’OvidioRiccardo De PaolisEttore CaporaliDomenico Montesano, oltre ad Alfredo Capelli e Giovanni Frattini, tra i maggiori algebristi italiani del periodo.

Ernesto Cesaro- 47 (1859-1906) .. Pur non essendo laureato nel 1886 vinse la  cattedra al Liceo ginnasio Terenzio Mamiani di Roma, ma optò per la cattedra di algebra superiore vinta all’università di Palermo, (laurea ad honorem in matematica all’Università di Roma), nel 1886 al posto di Capelli, trasferitosi a Napoli. Cesaro nel 1891 va a Napoli, cove nel 1901 è preside di Facoltà e presenta un progetto per mutamenti alla Libera Docenza al ministro dell’Istruzione Nunzio Nasi.

 

Ettore Caporali (1855-1886). Si iscrisse all’Università di Roma, dove studiò con Giuseppe Battaglini e Luigi Cremona(1830-1903) e nel 1875 si laureò in matematica sotto la supervisione dello stesso Cremona. Successivamente si dedicò all’insegnamento medio per alcuni anni. Nel 1878, a soli 23 anni, fu nominato professore straordinario di Geometria  Superiore all’Università di Napoli. Nel 1884 diventò professore ordinario. Si suicidò nel 1886 a soli 31 anni, convinto che le sue capacità intellettuali stessero declinando. Tra i suoi allievi va ricordato Pasquale Del Pezzo.

Pasquale Del Pezzo (1859-1936) Studiò all’Università di Napoli sotto  Nicola Trudi (1811- 1884) ed  Ettore Caporali, laureandosi in Matematica nel 1882. Dal 1884 insegnò all’Università di Napoli alle cattedre di Geometria superiore (dal 29/11/1894) e di Geometria proiettiva (dal 3/12/1905). Fu preside della Facoltà di Scienze ed in seguito rettore dell’Università di Napoli (dal 26/9/1909 al 1911 e dal 4/8/1919 al 1921).

Federico Amodeo (1859-    ) dal 1892  è professore straordinario al Collegio Militare di Napoli. Nel 1893 vi è un concorso per Geometria Proiettiva all’Università di Napoli, Commissione: F.Aschieri, Eugenio Bertini, F. Ghizzoni, Vittorio Martinetti, Giuseppe Veronese, vincono Domenico Montesano, L. Berzolari e Alfonso Del Re. Ancora concorso per Geometria Proiettiva e descrittiva all’Università di Torino , Commissione: F.Aschieri, Eugenio Bertini, Enrico D’Ovidio, Corrado Segre (1863-  ), Giuseppe Veronese, vincono L. Berzolari, A.Del Re e Pieri al 2° p.m à posto, Federigo Enriques (1871-   )ed Edgardo Ciani(1864)  al 3° p.m. Amodeo è solo 4° 

 

1Palladino Franco (2000). Le corrispondenze epistolari tra Peano e Cesaro e Peano e Amodeo, Quaderno Pristem, Milano: Uni. Bocconi.

Franco Palladino (1945- 2010 ) aveva insegnato Matematica per numerosi anni in vari Istituti medio-superiori e già durante questo periodo aveva cominciato ad interessarsi di didattica della Matematica, coltivando anche uno specifico interesse per la storia della disciplina.  Nel 1991 era entrato in Università, vincendo un concorso da professore associato presso l’Università di Messina nel settore delle Matematiche complementari. Da Messina si era trasferito, dopo un paio di anni,  presso l’Università di Salerno e lì era rimasto, anche dopo essere diventato professore ordinario. Una volta laureato, cominciò a frequentare la Mathesis e ad interessarsi di problemi di Didattica con Aldo Morelli. Prese parte ai nuclei di ricerca in questo settore, che si erano formati all’interno del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Durante questi studi si appassionò alla Storia della Matematica, che in quel momento vedeva come importante risorsa didattica.

    L’arrivo alla Facoltà di Scienze di Napoli nel 1980 di Maurizio Torrini, primo ordinario di Storia della Scienza,  lo spinse decisamente verso la Storia della Matematica. Un ulteriore stimolo in questa direzione venne da un contatto fortuito con la figlia di Federico Amodeo, lo storico della Matematica napoletano attivo tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento, che gli affidò l’archivio personale del padre. Di Federico Amodeo da quel momento Franco si sentì un po’ l’erede spirituale.

    Intorno a Torrini si formò un piccolo gruppo assai attivo di ricercatori, che comprendeva anche Romano Gatto e Antonio Borrelli.

   Naturalmente le prime ricerche si indirizzarono nel settore ove aveva maggiore competenza Torrini: il Seicento e il primo Settecento. Subito Franco mostrò però un particolare interesse per la ricerca documentale e in particolare per gli epistolari, forse anche stimolato dal gran numero e dall’importanza delle lettere conservate nel fondo Amodeo. Di questo periodo va ricordato almeno  un suo volume con Luisa Simonutti, nel quale curò la pubblicazione della corrispondenza  tra Celestino Galiani e  Guido Grandi, che avevano appena ritrovato.  

   Quest’interesse l’avrebbe accompagnato lungo tutta la sua attività scientifica.

    Sul finire degli anni Ottanta Franco ebbe un ruolo decisivo nel ritrovamento di altri importanti fondi. Il fondo Cesaro, individuato grazie a lui e ad Antonino Drago, fu trasferito al Dipartimento di Matematica di Napoli proprio usando il suo camper e le sue braccia; ebbe un ruolo notevole nella riscoperta, tra i materiali abbandonati in questo stesso Dipartimento, di significative corrispondenze epistolari di Genocchi.

   Ai materiali contenuti nei fondi Amodeo, Cesaro, Genocchi,che abbracciavano cronologicamente il periodo compreso tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, Franco dedicò a partire dalla fine degli anni Ottanta una serie di studi approfonditi.

   In effetti altri ricercatori stavano in quegli anni un po’ in tutta Italia portando alla luce altri importanti fondi, tra i quali vanno ricordati almeno quello di Cremona a Roma (corrispondenza con stranieri), quello di Betti a Pisa, quello di Genocchi a Piacenza, quello di Peano a Cuneo, quello di Cremona a Genova (corrispondenza con Italiani). Egli poté così presentare con ampi studi introduttivi e note critiche, grazie a  fortunati incroci con questi altri fondi, numerose corrispondenze epistolari di matematici di prima grandezza:  Brioschi, Cremona, Peano, Segre, Beltrami, Hermite, Catalan, Landau…

   Si veniva così pian piano ricostruendo quell’imponente reticolo di relazioni, di natura scientifica, culturale e organizzativa che stava dando vita  all’Italia unificata. Significativi volumi, in quest’ordine di idee, furono da lui dedicati, in collaborazione con Romano Gatto e con chi sta ora adempiendo questo triste compito di ricordarlo, alle corrispondenze  Cremona-Genocchi e Cesaro-Cremona, e, con la figlia Nicla, alle corrispondenze di Amodeo con vari matematici,  tra i quali Segre e del Pezzo.

  Allo studio dei fondi di quel periodo storico indirizzò anche vari allievi che aveva cominciato a seguire da quando, nel 1991, aveva vinto un concorso di professore associato in Matematiche complementari ed era stato chiamato alla Facoltà di Scienze di Messina. L’anno successivo si trasferì alla Facoltà di Scienze di Salerno; in quella stessa sede, nel 2002, divenne professore straordinario e, tre anni dopo, ordinario.  

   Franco curò anche, con grande passione, un altro filone di ricerche, del quale si può forse considerare un fondatore, almeno in Italia: lo studio dei modelli e degli strumenti matematici.

   Questo suo interesse trovava forse origine negli studi tecnici che aveva compiuto. Già quando si occupava del  primo Seicento, aveva curato l’analisi di alcuni strumenti ottici, ma la sua curiosità scientifica crebbe quando cominciò ad imbattersi nelle collezioni che giacevano, polverose, qua e là negli antichi Istituti di Matematica.  

   Queste collezioni avevano avuto un momento di gloria tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, nell’età del positivismo, quando quasi ogni gabinetto di Matematica ne possedeva e ne era luogo di costruzione. Erano il mezzo essenziale attraverso il quale ci si poteva impadronire delle nuove realtà spaziali e fisiche che si andavano realizzando. L’avvento del formalismo le condannò all’abbandono e ben presto all’oblio. Franco con pazienza e ardore girò tutta l’Italia (e, in un secondo momento, tutta l’Europa), le tirò fuori dalla polvere, ne curò i cataloghi e il restauro, le studiò, rimise in funzione vari strumenti come gli integrafi di Pascal, conservati a Napoli. Il suo entusiasmo fu contagioso. Altri ricercatori, tra i quali la stessa Nicla, hanno continuato la sua opera e ora sono disponibili in rete cataloghi, studi, rielaborazioni virtuali.

  Questo secondo filone finiva naturalmente con l’intrecciarsi con il primo insistendo proprio sullo stesso periodo storico e con gli stessi protagonisti: molti epistolari infatti sono pieni di notizie riguardanti modelli e strumenti, molti fondi, come quello Cesaro, contengono perfino modelli e progetti di modelli.

   Questo intreccio non è casuale, come non è casuale l’insistere dei due filoni proprio sul periodo storico che va all’incirca dal 1860 al 1914. Quell’epoca lo affascinava, forse anche per influsso della figura e dei racconti paterni; ne comprendeva profondamente le dinamiche valoriali e sociali fino a condividerle e a riviverle emotivamente.

   Ma  Franco non dimenticò mai la ragione del suo primo avvicinarsi alla Storia della Matematica: la sua utilità come ausilio didattico e più in generale nella divulgazione scientifica. In quest’ottica partecipò sempre con entusiasmo alle iniziative del Centro PRISTEM della Bocconi e organizzò varie  manifestazioni, tra le quali va ricordata almeno  “Testimonianze matematiche a Napoli”

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