torna a Matematici dal 1850 al 1900
Ettore Bortolotti nacque a Bologna il 6 marzo 1866 da Cesare e da Raffaella Bolognesi. Si diplomò all’Istituto Tecnico a Bologna nel 1884. Si laureò in matematica pura a Bologna nel 1889 sotto la guida di Salvatore Pincherle, pur essendo già occupato nel lavoro presso l’amministrazione delle poste e telegrafi, lavoro al quale era costretto per le modeste condizioni economiche della famiglia. Con Pincherle fu assistente per 2 anni. E nel 1891 passò all’insegnamento nelle scuole medie, inizialmente al liceo di Modica. A Parigi nel 1892-93 seguì un corso di perfezionamento per il quale aveva vinto una borsa di studio. Dal 1893-94 fino al 1900 insegnò al liceo Umberto I a Roma e fu assistente all’Istituto di meteorologia e geodinamica. Durante la sua residenza a Roma si unì in matrimonio con Ilde Montessori.
Nel 1900 vinse la cattedra di calcolo infinitesimale a Modena grazie ai suoi studi sul calcolo delle differenze finite, sulle frazioni continue e sulla teoria generale delle operazioni distributive; gli fu attribuito anche il premio dei Lincei. A Modena approfondì lo studio della crescenza delle funzioni e dell’ordine di infinito, e contribuì allo studio degli algoritmi infiniti, alla sommabilità delle serie e al comportamento asintotico delle serie e degli integrali impropri. Ma soprattutto, attratto dallo studio delle opere e dei carteggi di Paolo Ruffini, entrò nel campo della storia delle idee e delle scoperte matematiche, campo nel quale i suoi contributi sono stati sicuramente significativi. Dopo aver pubblicato varie memorie tese a valorizzare l’opera algebrica del Ruffini, si dedicò a curarne la pubblicazione delle opere. Dal 1913 al 1919 fu preside della facoltà di scienze.
Nel 1919 passò all’Università di Bologna occupando la cattedra di geometria analitica. Poté dedicarsi in modo ancora più ampio alla ricerca storica, usufruendo della ricchezza delle principali biblioteche bolognesi. I suoi obiettivi dichiarati furono la valorizzazione del contributo della scuola bolognese alle teorie algebriche e il contributo italiano alla nascita del moderno calcolo infinitesimale.
Lo studio delle opere di Antonio Cataldi lo convinsero a rivendicare a questo matematico l’introduzione nell’analisi delle funzioni continue. Lo studio e il riordino dei manoscritti originali di Evangelista Torricelli messi a confronto con una disordinata edizione a stampa, gli permisero di mettere in luce l’importante contributo che Torricelli portò nel campo del calcolo integrale e del nascente calcolo differenziale, contributo fino a quel momento quasi completamente disconosciuto.
Altra sua importante scoperta storica fu quella di vari manoscritti di Raffaele Bombelli tra i quali la seconda parte de L’Algebra, scoperta che chiarisce molti punti su come si giunse alla risoluzione delle equazioni di 3° e 4° grado e sulla introduzione dei numeri complessi. Si dedicò anche a confutare asserzioni di storici stranieri per riportare nella giusta evidenza l’importanza dell’opera di Leonardo Fibonacci e la sua influenza nell’introduzione in occidente dell’attuale numerazione e dell’algebra. Tutto questo, “non per gretto spirito nazionalistico, ma per puro amore di verità e di giustizia”, come affermò lui stesso. Si dedicò anche a ridimensionare le credenze sulle conoscenze matematiche dei babilonesi, che gli apparivano azzardate.
Coadiuvò Pincherle nella fondazione dell’UMI di cui fu segretario fin dall’inizio e curatore del bollettino dell’associazione. In questa veste fu protagonista dell’organizzazione del Congresso internazionale dei matematici del 1928 a Bologna, certamente il più significativo tra quelli tenuti tra le due guerre mondiali, sia per la qualità e il numero dei partecipanti, davvero in rappresentanza di tutte le nazioni, sia per l’importanza delle comunicazioni. Nel 1936 fu collocato a riposo per raggiunti limiti di età, mantenendo la nomina di Professore emerito.
La vita famigliare non fu sempre serena, ma soprattutto Ettore Bortolotti rimase particolarmente provato dalla prematura e improvvisa morte del figlio Enea, anch’egli matematico, nel 1942, a causa di amebiasi contratta in Libia nel 1919. Morì a Bologna il 17 febbraio 1947
Fonti:
- A. Agostini, Necrologio di Ettore Bortolotti. In “Bollettino dell’Unione Matematica Italiana”, serie 3, volume 2 (1947), n. 1, p. 87-88.
- M. Villa, Ettore Bertolotti, Estratto da Annuario dell’Università di Bologna, anni accademici 1946/47 – 1947/48.
Note biografiche a cura di Paolo Alberti