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Jean Sylvain BAILLY (1736-1793), E’ stato un astronomo, matematico, politico e letterato francese, primo sindaco di Parigi e primo presidente dell’Assemblea Nazionale di Francia. Membro di alcune logge massoniche francesi. Bailly ebbe una impressionante ma rapida carriera politica. Fu,quello che si definiva, un Uomo universale, spaziò in numerosi campi: dalla storiografia, alle arti fino, soprattutto, alle scienze. Unico, assieme a Fontenelle, a far parte di tutte e tre le principali accademie francesi, ovvero l’Académie française, l’Académie des sciences e l’Académie des inscriptions et belles-lettres – quale astronoo e letterato Bailly si interessò soprattutto di paleoastronomia elaborando numerosi trattati sull’astronomia antica, moderna e orientale. Di lui si ricordano anche le numerose osservazioni (tra le quali, particolarmente notevoli, quelle su due comete, tra cui quella di Halley, nonché il saggio sulla teoria dei satelliti di Giove) Famosa è inoltre la sua corrispondenza epistolare con Voltaire. Bailly, oltre a ciò, partecipò anche all’indagine sul fenomeno parascientifico del mesmerismo con altri eminenti scienziati dell’epoca quali Benjamin Franklin, Antoine Lavoisier e il medico Joseph-Ignace Guillotin.
Comunque, già poco tempo dopo il primo incontro con Lacaille, quest’ultimo prese in grande simpatia il giovane Bailly che fu da lui avviato, assieme all’altro maestro Clairault, ai misteri dell’alta matematica e dell’astronomia.[16] Bailly poteva dunque fregiarsi di avere come insegnanti due dei più grandi astronomi di Francia, Lacaille, considerato «il più grande astronomo osservazionale di Francia» e Clairault, «il più grande astronomo teorico».[24]
La prima ricerca astronomica di Bailly fu legata al calcolo dell’orbita della cometa di Halley, basato sulle osservazioni fatte in tutta Europa nel 1759, anno in cui la cometa era riapparsa. In effetti Halley aveva annunciato che la cometa del 1682 era in realtà la stessa che era apparsa nel 1531 e nel 1607 e predisse il suo ritorno tra la fine del 1758 e l’inizio del 1759. Il maestro di Bailly, Clairault, in un documento letto all’Académie des Sciences il 14 novembre 1758, predisse attraverso l’analisi matematica con il calcolo integrale (scoperto da Isaac Newton) che la cometa sarebbe stata al perielio il 13 aprile 1759. Questo calcolo era basato sulle influenze perturbanti di Saturno e Giove e aveva lo scopo di spiegare le variazioni nel periodo della cometa. A vent’anni di distanza Bailly era ancora abile di ricatturare l’eccitazione di questo evento astronomico: «questo ritorno doveva essere una prova sensibile per la ragione volgare; si doveva giustificare il fatto che Newton avesse assegnato alle comete delle curve chiuse e dei periodi regolari, come per i pianeti».[16]
La cometa apparì inizialmente nel cielo verso la fine di dicembre 1758, e raggiunse il suo perielio il 13 marzo 1759, solo 22 giorni prima della predizione di Clairaut.[16]
Così gli studi portati avanti dagli astronomi in quegli anni stabilirono che le comete erano corpi celesti distinti dalle meteore sublunari; non solo, le osservazioni dimostrarono definitivamente che molte di esse avevano, come orbite, delle curve chiuse, invece che parabole o mere e semplici linee rette; in altre parole, questi corpi avevano cessato per sempre di essere responsabili di superstizioni.
La stringenza, l’importanza di questi risultati, sarebbe naturalmente aumentata in proporzione alla somiglianza tra l’orbita preannunciata dai calcoli matematici e l’orbita reale. Proprio questo motivo determinò il fatto che moltissimi astronomi si diedero da fare, in tutta Europa, per calcolare l’orbita della cometa minuziosamente a partire dalle osservazioni fatte nel 1759. Alimentato dall’entusiasmo per questa scoperta appena fatta, Bailly fu uno dei molti zelanti matematici (Clairaut, d’Alembert ed Eulero furono i principali) che si mise a calcolare l’orbita della cometa, nel tentativo di ridurre il margine di errore del maestro Clairaut.[23] A quanto pare Lacaille ebbe molta fiducia nella capacità di calcolo del suo allievo, al punto che permise a Bailly di leggere davanti all’Accademia delle Scienze la relazione che il giovane astronomo aveva scritto sulla cometa: la Mémoire sur la théorie de la comète de 1759.[25] Questo rapporto fu giudicato degno di essere stampato nella collezione di documenti dotti dell’accademia.[26]
Il documento di Bailly includeva il calcolo del perielio della cometa, della longitudine del nodo ascendente e dell’inclinazione della sua orbita.[26] Una delle sue osservazioni meritò addirittura un cenno di approvazione dal segretario dell’Accademia. Si legge sulla raccolta dell’accademia: «Una delle più curiose osservazioni del signor Bailly nella sua memoria è che, assumendo due ellissi che hanno la stessa distanza dal perielio, la prima delle quali è coperta in 27.900 giorni, mentre la seconda in 27.735, allora il tempo che la cometa impiega per andare a 180 o a 90 gradi su entrambi i lati del perielio, sarà lo stesso tempo di 6′ 20″ in prossimità delle due ellissi; ne consegue che per quanto lunga sia l’apparizione di una cometa, non è possibile concludere con esattezza la durata della sua rivoluzione; è un’osservazione ingegnosa e ben appropriata per risparmiare dei tentativi inutili su questo punto».[26]
Bailly risiedeva al Louvre. Era determinato a svolgere contemporaneamente studi teorici e pratici di astronomia avanzata, perciò si era fatto costruire un osservatorio, nel 1760, in una delle finestre del piano superiore della galleria sud che si affacciava sul Pont des Arts.[23] Sebbene la galleria del Louvre, esposta a sud, sulla Senna, sembrava in una posizione abbastanza favorevole per le osservazioni astronomiche, Bailly non era completamente soddisfatto. Non c’era nulla da desiderare in termini di solidità; la stanza era realizzata interamente sulle volte, e gli strumenti poggiavano direttamente sulle pareti che, anche se erano spesse sei piedi, possedevano altri inconvenienti. La camera in sé aveva un’area di 5×6 piedi, ed impediva l’uso di grandi telescopi.[26] C’era un piccolo balcone fuori dalla finestra, e Bailly disponeva di un telaio che poteva essere spostato per alcune decine di pollici al di là della finestra, e questo gli consentiva delle osservazioni sia ad est che ad ovest. Nella pratica, tuttavia, la maggior parte delle sue osservazioni le doveva compiere al meridiano. Per i suoi scopi Bailly utilizzava uno strumento di transito con un sestante dal raggio di sei piedi. Anche così, però, le sue osservazioni erano limitate, perché non riusciva a vedere nulla ad un’altitudine superiore ai 65°. Grazie comunque al suo modesto osservatorio Bailly poté comunque effettuare numerose osservazioni registrando accuratamente le minuzie dei movimenti celesti.[7] Le prime osservazioni fatte da lui sono datate agli inizi del 1760 quando il giovane alunno di Lacaille non aveva ancora 24 anni di età. Queste prime osservazioni, fatte con molta diligenza, si riferiscono alle opposizioni del pianeta Marte (7 marzo), di Giove (14 agosto) e di Saturno (17 settembre).[23]
Queste osservazioni, come afferma lo stesso Bailly, sono state effettuate indipendentemente e scritte in una relazione.[27] Anche se in realtà sappiamo che, comunque, l’osservatorio di Lacaille era collocato appena oltre il fiume, al Collège des Quatre-Nations,[28] e sembrerebbe ragionevole supporre che Bailly fosse in costante comunicazione con il suo insegnante.[26]
Nel giugno 1761 Bailly e Lacaille osservarono insieme il transito di Venere sul disco del sole. Fu uno straordinario colpo di fortuna, per l’inizio della vita scientifica di Bailly, aver testimoniato e documentato in successione due degli eventi astronomici più interessanti dell’epoca: il ritorno predetto e ben definito di una cometa; e un’eclissi parziale del Sole causata dalla congiunzione con Venere, evento che si ripete solo dopo un periodo di centodieci anni. Sebbene meno spettacolare, la congiunzione tra Venere e il Sole fu infinitamente importante per gli scienziati che si aspettavano, attraverso i dati raccolti nelle osservazioni, per misurare più accuratamente la parallasse del sole, e di conseguenza la sua distanza.[26] L’Histoire de l’Académie royale des Science, dal 1757 in poi, è piena di osservazioni riguardanti questo evento e di dettagli relativi alla pianificazione di un’osservazione coordinata su di esso. Lacaille, ad esempio l’osservò a Conflans-Sainte-Honorine mentre Bailly stava con lui. Infatti Bailly venne citato nel rapporto ufficiale di Lacaille proprio in virtù dell’aiuto che gli aveva dato. I due infatti avevano fatto delle osservazioni indipendenti e alla fine raffrontarono i risultati: e quelli di Bailly confermavano i calcoli di Lacaille.
Nel settembre 1761 Bailly era ancora alla sua finestra del Louvre, impegnato con le opposizioni di Giove (21 settembre) e Saturno (30 settembre).[26] Poco dopo egli probabilmente iniziò aver iniziato i suoi calcoli sui satelliti di Giove, ispirati alla soluzione de suo maestro Clairaut del problema dei tre corpi e dalla sua teoria della luna, perché Bailly lesse la sua prima relazione su tale materia all’Accademia delle Scienze il 27 marzo 1762.[16] Nell’aprile dello stesso anno, Bailly osserò un’ulteriore opposizione di Marte.[16] Il 17 maggio osservò una nuova cometa, nonostante i disagi dovuti al maltempo, della quale calcolò la traiettoria parabolica.[23]
Sulla base di ulteriori osservazioni fatte tra il 4 giugno e il 25 giugno Bailly determinò l’inclinazione dell’orbita della cometa, del posizione del suo nodo e la posizione/distanza del suo perielio. Il 26 giugno presentò queste informazioni all’Accademia delle Scienze.[29] Nel mese di ottobre 1762 Bailly osservò un’altra opposizione di Saturno, mentre il 2 dicembre presentò all’Accademia il suo secondo documento sui satelliti di Giove.[30]
Questi tre documenti edotti, assieme alla partecipazione di Bailly all’osservazione e al calcolo dei due maggiori eventi astronomici (il ritorno della cometa di Halley e il transito di Venere) e assieme al patrocinio di Lacaille e Clairaut, due dei più stimati astronomi dell’epoca, permisero a Bailly di ottenere, alla giovan età di 26 anni, un seggio all’Académie des Sciences agli inizi del 1763.[7][16][22
L’incontro con Benjamin Franklin[modifica | modifica wikitesto]
Bailly diventò amico intimo di Franklin al termine del 1777.
Il primo incontro tra i due fu abbastanza strano, almeno secondo i commentatori dell’epoca. Franklin arrivò nell’autunno del 1777 come ambasciatore americano in Francia: molto probabilmente arrivò con alcuni pregiudizi stereotipati sui francesi (sul loro essere loquaci, pettegoli e chiacchieroni). Franklin alloggiava proprio a Passy, precisamente in via Singer 1, nelle vicinanze di Chaillot dove abitava Bailly. Poiché ormai era diventato praticamente un vicino di casa, Bailly sentì il dovere di visitare un uomo tanto importante. Bailly si presentò e fu annunciato a Franklin il quale, conoscendo la sua reputazione, gli diede cordialmente il benvenuto. Dopo essersi scambiati alcune parole occasionali Bailly si sedette vicino a lui e, con discrezione, iniziò ad aspettare che gli venisse posta una qualche domanda; era passata circa mezz’ora ma Franklin non aveva ancora aperto bocca. Bailly allora prese la sua tabacchiera, e la porse al vicino senza una parola; Franklin con un cenno della mano fece segno di non voler fumare. L’incontro silenzioso continuò un’altra mezz’ora, dopodiché Bailly finalmente si alzò. E mentre l’astronomo francese era sul punto di salutare, Franklin, deliziato di aver finalmente trovato un francese che potesse rimanere in silenzio così a lungo, gli diede la mano e gliela strinse con molto affetto esclamando: «Molto bene, signor Bailly, molto bene!».[47]
Saint-Albin Berville, nelle Notice sur la vie de Bailly, scrisse: «Bailly amava raccontare questo aneddoto e spesso diceva che “Molto bene” erano state le uniche parole che aveva mai ottenuto da Franklin quando fu da solo con lui».[48]
L’amicizia comunque perdurò a lungo per tutta la permanenza di Franklin in Francia, fino al 1785. I due continuarono a scriversi lettere, ad incontrarsi, disquisendo di questioni scientifiche e collaborarono in seguito insieme all’indagine sul mesmerismo.
L’adesione alla Loge des Neuf Sœurs[modifica | modifica wikitesto]
I primi anni a Chaillot Bailly sembra averli comunque spesi largamente nello studio e nella scrittura, ma Bailly non era un recluso. Egli diventò un frequentatore del salone di Fanny di Beauharnais,[49] attraverso cui, probabilmente incontrò Michel de Cubières, Jean Dussaulx, e Merard de Saint-Just.[49]
L’amicizia che aveva sviluppato con he Franklin fu probabilmente responsabile della sua affiliazione alla Loge des Neuf Sœurs. Bailly, infatti, era ormai pronto per la dottrina extra-religiosa della massoneria.
La massoneria in Francia nella metà del XVIII secolo comprendeva sia un gruppo attivo di logge “ortodosse”, ovvero fondamentalmente basate sul modello inglese, che insegnavano la filosofia newtoniana sia un altro gruppo, altrettanto attivo, di logge aristocratiche e rituali sotto il patrocinio delle grandi famiglie nobili, di una famiglia reale neutrale e di un clero che, in assenza di ordini specifici, era libero di comportarsi come voleva.
Inizialmente le logge erano il terreno comune di incontro dei philosophes, dei borghesi, degli uomini di chiesa, e dei nobili. Erano l’unico luogo in cui gli tutti i savants, indipendentemente dal rango sociale, dalla ricchezza o dalla religione, potevano incontrarsi sullo stesso piano. Il catalizzatore era la civilizzazione razionalista, scientifica e commerciale dell’Inghilterra, e ovunque in tutto il mondo nel corso del XVIII secolo i massoni inglesi erano attivi nella diffusione della dottrina della pace, della fratellanza e del progresso, in altre parole di quello che alcuni studiosi chiamano grand ordre. Questo fu senza dubbio l’aspetto della Massoneria che a cui facevano appello Montesquieu, Voltaire, Benjamin Franklin, Condorcet e certamente anche Bailly.
Nel 1766, Jérôme Lalande aveva già fondato assieme a Claude-Adrien Helvétius la piccola loggia Les Sciences a Parigi, che ottenne il riconoscimento del Grande Oriente di Francia nel 1772.[50] Helvétius, che come matematico, come discepolo di Condillac, e come autore dell’opera De l’Esprit difficilmente avrebbe potuto essere in accordo con le tendenze gerarchiche della massoneria francese, si dice che avesse poi proposto a Lalande qualche tempo dopo il 1767 la formazione di una loggia per scienziati, letterati, artisti, e in generale di persone distinte per la cultura. Non fu, però, fino al 1776, cinque anni dopo la morte Helvétius, che la loggia fu ufficialmente aperta col nome di Les Neuf Sœurs, per un totale di dieci membri. L’anno successivo invece c’erano già sessanta membri; nel 1779, circa centosessanta.
Come Lalande, anche Benjamin Franklin divenne Maestro Venerabile, mentre Court de Gébelin fu Segretario della loggia.[51] Eccellendo nella filosofia, la loggia Les Neuf Sœeurs, era però costantemente in contrasto con il Grande Oriente e solo il fatto che Benjamin Franklin fu nominato maestro li salvò dalla dissoluzione.[52]
Lo stesso Bailly fu, molto probabilmente, membro della loggia Les Neuf Sœurs. Sebbene il suo nome non appaia negli elenchi dei membri, il gesuita francese Augustin Barruel lo include assieme ad altre ventotto persone che similarmente non apparivano in quelle liste.[53] Il massone Louis Amiable dimostrò che sei di questi appartennero sicuramente alla loggia (uno di loro, Claude-Emmanuel de Pastoret, ne fu addirittura Maestro Venerabile), mentre definnì i restanti dei “probabili” membri.[51] Bailly cade in quest’ultima categoria. È probabile che Bailly sia diventato membro della Loggia dopo il 1784, proprio nel periodo in cui i documenti ufficiali sono carenti, ma la sua affiliazione potrebbe essere iniziata anche in precedenza in considerazione del gran numero degli amici personali, dei corrispondenti, e dei colleghi dell’Accademia delle Scienze (così come, più tardi, i futuri colleghi dell’Accademia francese e del governo rivoluzionario) molti dei quali erano membri della Loggia quasi dalla sua nascita. Tra questi vi sono, oltre ai già citati Lalande, Franklin e Gébelin, anche Voltaire, Nicolas de Condorcet, il poeta Jean-Antoine Roucher, lo scrittore Michel de Cubières e il medico Joseph-Ignace Guillotin. Tra gli altri appartenenti, i cui nomi sarebbero presto stati associati a Bailly, c’erano Camille Desmoulins, André Chénier, Jérôme Pétion de Villeneuve e l’abate Emmanuel Joseph Sieyès.
Eppure, nonostante i suoi apprendimenti newtoniani, la loggia Les Neuf Sœurs non era affatto esente dal cabalismo e dall’interesse per gli «spiriti che presiedono agli astri».[54] Il poeta Évariste de Parny catturò lo spirito di questa loggia – lo stesso spirito che anima le opere speculative di Gèbelin e Bailly – quando scrisse la sua Cantate pour la Loge des Neuf Sœurs:
(FR)
«Vous ne gronderez plus, tempêtes passagères. |
(IT)
«Voi non sgriderete più, tempeste passeggere. |
(Parny nella Cantate pour la Loge des Neuf Sœurs.[55]) |
L’esistenza de Les Neuf Sœurs era la giusta prova che gli ideali espressi del grand ordre esistevano sia tra i philosophes più razionalisti, sia tra i savant più speculativi. Questi ideali attiravano numerosi uomini illuminati, perché erano basati sia sulla scienza che sulla storia ed affermavano di essere documenti autentici delle grandi leggi cosmiche, con dei titoli di legittimità che risalivano alla stessa origine del mondo. La storia non era più un semplice oggetto di curiosità puramente antiquaria, ma un deposito di verità e conoscenze che avrebbero potuto portare, nella loro visione, alla nuova età dell’oro.