Corrado Ciamberlini nacque a Cingoli (Macerata) nel 1861. Suo padre era maestro elementare presso Civitanova Marche e sua madre era di Recanati.
Terminate le scuole elementari, una borsa di studio delle Provincia di Macerata gli permise di frequentare per sei anni la Scuola Tecnica e poi l’Istituto Tecnico presso il Convitto Nazionale di Macerata. Nel 1878- 1879 si iscrisse alla Facoltà di Matematica dell’Università di Roma.
L’anno successivo frequentò il secondo corso dell’Università di Urbino, dove fu alunno del matematico Federico Mici e del fisico Alessandro Serpieri. L’anno successivo ancora, ottenuto un posto gratuito al Collegio Piceno, tornò a Roma alla scuola dei matematici Cremona, Cerruti e Battaglini. Nel 1883, non ancora ventiduenne, fu nominato Assistente di Algebra Complementare, Geometria Analitica e Calcolo Infinitesimale. In quel periodo ebbe come allievo Roberto Marcolongo, che doveva in seguito divenire suo grande amico.
Nel 1882 aveva terminato il Corso di Laurea in Matematica, ma la legge non permetteva di accedere agli Esami di Laurea a coloro che non provenissero dal Liceo, a meno che non avessero superato un esame di Italiano, Latino e Greco. Nel 1884 superò anche questo esame e conseguì così la Laurea in Matematica. La sua Tesi di Laurea, che riguardava la “Teoria delle Forme”, fu pubblicata nel “Giornale di Matematica” del Battaglini.
Nell’ottobre del 1895 fu nominato dal Ministero insegnante di Matematica presso il Regio Istituto Tecnico di Melfi e, nel 1887, presso quello di Porto Maurizio (oggi Imperia).
Nel 1888 vinse il concorso per insegnare le Matematiche Superiori e le loro Applicazioni nella Scuola Industriale delle Marche a Fermo.
Nel 1889 vinse un altro concorso presso il Liceo di Sassari, ma non accettò il posto e nello stesso anno si trasferì così al Regio Liceo di Fermo.
Da quel momento insegnò contemporaneamente al Liceo Ginnasio e alla Scuola Industriale, eleggendo Fermo come sua seconda patria e restandovi per ben 35 anni.
A Fermo godette di altissima stima, tanto che dal 1889 al 1900 gli furono attribuite le funzioni di Direttore della Scuola Industriale e delle Officine nonché quelle di Rettore del Convitto annesso. Per un periodo di tempo ricoprì la carica di Presidente del Liceo Ginnasio, dove conobbe stringendovi amicizia il fisico Temistocle Calzecchi Onesti, il noto inventore del Coherer.
Fu più volte Commissario per Concorsi ed Esami con nomina ministeriale, fu anche Ispettore di Insegnanti e Scuole e nel 1923 entrò nel Ruolo d’Onore dei Professori dei RR. Istituti Medi d’Istruzione. In seguito a votazione degli Insegnanti di Matematica delle Scuole Medie di tutta Italia, fu eletto membro del Consiglio Direttivo dell’Associazione Mathesis. Per ragioni di studio fu in stretta corrispondenza con diversi professori universitari e medi, tra i maggiori matematici dell’epoca: Faifofer, Veronese, Gazzaniga, Bettazzi, Marcolongo, Peano, Segre, Castelnuovo, NeppiModona, Cavallaro, Pincherle, Furlani, Cattaneo, Vailati, Bandini, Bettini e tanti altri. All’inizio dell’anno scolastico 1920-21, in seguito alle riforme scolastiche che vietavano l’insegnamento contemporaneo in due scuole, rassegnò le dimissioni dall’Istituto Industriale e nel gennaio del 1924 lasciò anche il Liceo Ginnasio per ritirarsi a vita privata. Poco tempo dopo, per ragioni familiari lasciò Fermo e si trasferì prima a Porto S. Giorgio e successivamente a Porto Recanati. Nel 1924 fu nominato Commendatore della Corona d’Italia ed il prof. Marcolongo salutò, a nome di tutti gli insegnanti d’Italia, il suo collocamento a riposo, rievocando la sua figura e la sua opera nel Bollettino di Matematica. Ma chi fu veramente Corrado Ciamberlini?
Quando si era appena laureato, il prof. Mici così lo aveva consigliato: “in ogni lezione pensi sempre che gli alunni non abbiano capito”. Questo consiglio cadde sicuramente in un terreno fertile perché Ciamberlini abbandonò ben presto la nostalgia per gli alti studi ed improntò il suo insegnamento alla semplicità unita al rigore logico.
Già il prof. Cremona gli aveva fatto osservare che, abbandonando il campo universitario, si sarebbe potuto dedicare con profitto all’insegnamento medio, allora stagnante, chiuso ai progressi della scienza e che da tempo attendeva ingegni capaci di rinnovarlo. Adottò i libri di Faifofer e contribuì a migliorarli proponendo nuove dimostrazioni, in una nutrita corrispondenza con quest’ultimo. Sperimentò i metodi appena proposti dal Veronese e li modificò per conciliarne il rigore con le esigenze didattiche. Sottopose a critica acuta i vecchi libri di testo e le sue note critiche apparvero su vari periodici e bollettini di Matematica. Nacquero così i suoi 57 libri di testo che in breve tempo invasero le scuole italiane di ogni ordine e grado. Tra questi ne vanno ricordati due in particolare:
– “Saggi di Didattica Matematica”, in cui sono raccolti i suoi scritti sull’insegnamento delle matematiche elementari. Gli argomenti trattati, di vario tipo, sono uniti da un fine didattico comune: lasciare invariate le basi rigorosamente scientifiche, cercando però di renderle più semplici possibile.
– “Vade – Mecum per la Preparazione alla Matematica negli Esami di Maturità nel Liceo Classico”. L’opera è divisa in due parti: nella prima ci sono i fondamenti della materia e gli esercizi che si risolvono con applicazioni immediate dei teoremi fondamentali, nella seconda vi sono esercizi da risolvere con ragionamenti più complessi e con applicazioni particolari dei teoremi presentati nella prima parte. In tutti i suoi testi Ciamberlini si adoperò per spiegare i vari teoremi nel modo più semplice e più breve possibile, cercando di evitare giri viziosi.
Nel Congresso dei Matematici tenutosi a Torino nel 1898, promosso dall’associazione Mathesis, egli parlò dei “libri di testo dal punto di vista scientifico e didattico; errori che vi dominano; mezzi perché si limitino, per quanto si può, il danno che tali errori arrecano alla scuola”. Nello scrivere i suoi testi si avvalse della collaborazione di Bettino Bettini del Regio Liceo di Osimo, di Silvio Bandini del Regio Liceo “Beccaria” di Molano, di Angelo Scala del Regio Istituto Tecnico di Lucera e di Attilio Gasparrini del Regio Liceo “Tasso” di Roma. Come affermò il Marcolongo, l’opera di Ciamberlini si inquadra in un periodo storico ben preciso: quello di Peano e della sua scuola e di Enriques. In tutti i suoi testi si riscontra uno schema logico ben solido, ma anche una grande semplicità di esposizione non disgiunta da una forma elegante alla Manzoni. Manzoniana in lui non era soltanto la forma dei suoi scritti, ma anche lo spirito. La proprietà e la semplicità della parola rispecchiavano una limpidezza interiore, un’intelligenza acuta come pure una coscienza morale. Più volte la Società Operaia di Mutuo Soccorso di Fermo organizzò dei Corsi Serali per Lavoratori e Ciamberlini, in quelle occasioni, prestò la sua opera gratuita. Dai suoi allievi esigeva il massimo, ma li seguiva uno per uno consigliandoli e guidandoli nello studio in modo graduale e continuo: fu in qualche modo un precursore dell’insegnamento individualizzato. Quando spiegava, il suo obiettivo era di far capire agli alunni tutti gli argomenti e di abituarli ad utilizzare i termini scientifici appropriati. Sia nelle lezioni che negli interventi sul Bollettino di Matematica fece spesso ricorso a “Paradossi Matematici o Erroroni”, con i quali cercava di fissare nella mente degli allievi cosa non dovessero fare, indirizzandoli con esempi ed esercizi verso la giusta via da percorrere per risolvere i problemi. Corrado Ciamberlini morì a Fermo nel 1944 e la sua salma riposa nel cimitero di questa città, nella tomba di famiglia dei Ciccarelli. Sua figlia Evelina, una dei suoi cinque figli naturali, aveva sposato infatti un Ciccarelli. La figura di Ciamberlini spicca per aver saputo trasferire i risultati della ricerca scientifica nell’insegnamento. Partendo dagli studi di Enriques e di Peano elaborò una nuova didattica della matematica, rigorosa, ma semplice ed immediata nei procedimenti Dalla scuola e dalla sperimentazione metodologica il passo verso l’editoria fu facile ed in essa Ciamberlini seppe inserirsi nel primo ventennio del novecento, collaborando al perfezionamento di alcuni testi di suoi colleghi e redigendone di suoi in numero considerevole per ogni ordine di scuola. Oltre ad essere membro del Consiglio Direttivo dell’associazione Mathesis, fu collaboratore costante di riviste di scienze matematiche, tra cui il “Bollettino di Matematica” e il “Bollettino della Mathesis”.
di Luciano Pallottini
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