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Giuseppe ARMELLINI (1887 – 1958). Laureatosi a Roma in ingegneria nel 1910 e in matematica nel 1912, cominciò fin dall’inizio della sua carriera ad occuparsi di Meccanica celeste a cui apportò un notevole contributo studiando il problema del moto di un satellite così vicino al suo pianeta da non poter essere considerato puntiforme. Nel 1915 divenne professore di Meccanica razionale al Politecnico di Torino, passò poi, nel 1919 all’Università di Padova e, nel 1920, a quella di Pisa dove insegnò Astronomia e Meccanica celeste e fondò un piccolo Osservatorio annesso all’università. Nel 1922 fu chiamato ad insegnare Astronomia presso l’Università di Roma e a dirigere l’Osservatorio del Campidoglio, spostato nel 1936 a Monte Mario. Qui rimase sino alla sua tragica morte avvenuta in seguito a collasso cardiaco provocato da un incendio dell’osservatorio romano. Egli fu essenzialmente un cultore di Meccanica celeste, cui apportò vari essenziali contributi, fra i quali lo studio del problema dei due corpi con masse variabili, la regolarizzazione del problema dei tre e degli n corpi, la dinamica stellare, le ipotesi cosmologiche; formulò una nuova legge sulle distanze dei pianeti dal Sole, che risulta la teoria più semplice ed esatta fino ad oggi nota. Si occupò anche di astronomia pratica e fece personalmente molte misure di stelle doppie, del diametro solare. Nel 1922 gli fu assegnato il Premio Reale dei Lincei per l’Astronomia. E’ autore, fra l’altro, di un trattato di Astronomia stellare in tre volumi; ha collaborato all’Enciclopedia Italiana e ha fatto parte di varie Accademie italiane e straniere, ma è rimasto sempre un uomo semplice e buono, completamente dedito alla scienza, che servì con obiettività ed abnegazione.